Ho dei dubbi su Syriza? Si certo ma neanche troppi. Almeno non gli stessi che nutro per la leadership renziana. Nel tempo ho sempre cercato di decifrare la storia della sinistra italiana, in particolar modo il PCI in tutte le sue derivazioni e depravazioni. Nel farlo credo di aver costruito un bagaglio di elementi oggettivi che sommandoli e o moltiplicandoli (ma mai elevandoli a potenza) hanno fornito al sottoscritto quella che Italia si pratica poco: la memoria. Attraverso di essa ho potuto decifrare quali interessi erano in campo ieri e quali sono oggi, se ad esempio studi la storia di Veltroni o di D’Alema scopri molte cose interessanti e le loro vicende spesso vanno ad intrecciarsi con banche, fondazioni, cooperative ecc…anche tralasciando tutte queste che ormai posso a pieno titolo essere considerate banalità puoi sempre prendere in considerazione la semplice storiografia e allora riesci a mettere a fuoco il ruolo della corrente migliorista, quella di Napolitano e Amendola, i suoi legami con il socialismo craxiano ecc…Se infine metti insieme tutto sto zibaldone di informazioni arrivi a comprendere che i per niente stolti e maldestri hanno saputo costruirsi un soggetto garante dei loro interessi, ce lo hanno servito con un contorno di messaggi (rinnovamento, rottamazione, cambiaverso ecc…) da vera campagna di marketing commerciale.
Inevitabile quindi non decifrare con chiarezza ruolo e funzione di Renzi. La plètora di personaggi che sono dietro la sua “opportuna e tempestiva” ascesa è infinita e vanno da Berlusconi a D’Alema passando per Napolitano, tutti, non a caso attori nella stessa commedia con ruoli diversi e ben tratteggiati dai media. D’Alema il celeberrimo nemico, Napolitano il grande saggio che veglia su di lui, Berlusconi lo scomodo ma obbligato partner “perchènoncèalternativa”. Certo poi vogliamo credere che la colpa è di un movimento populista che si è rifiutato di dialogare e allora io alzo le mani e …anzi no: ma veramente consideriamo plausibile che una classe dirigente di decennale insediamento – e che quindi ha intrecciato negli anni relazioni d’ogni sorta con mondo dell’industria, delle imprese, massonerie varie ecc…. – possa aver pensato di mettersi in società con un maldestro gruppo di perfetti sconosciuti? Quindi coniugare la difesa di certi interessi con un azione governativa concertata con un gruppo incontrollabile e anche un po populista? Ovvio che no.
Orbene mi si domanda un parere riguardo Syriza.
Che dire? Tutto quel lavoro di ricerca e studio della storia greca non l’ho mai fatto, ne ho così tanta voglia di approfondire la complessità di un paese che ha visto solo due dinastie (Karamanlis, Papandreu e loro affiliati) alternarsi alla guida del paese dopo addirittura una dittatura (quella dei colonnelli). E’ chiaro quindi che non posso arrivare alla stessa profondità di analisi e sinceramente preferisco occuparmi d’altro in questi giorni.
Pertanto non entro troppo nel merito e non formulo giudizi affrettati sulla carta politica greca. Mi limito, da semplice spettatore a leggere l’avvenimento con la sola prudenza, la consueta prudenza, la stessa che mi spinge a diffidare dei fenomeni creati dai media e dati in pasto, con troppa cura, al popolo affamato. Un esempio che serva a chiarire questo mio pensiero. Le Monde Diplomatique, mensile francese che amo leggere molto più di Charlie Hebdo, normalmente analizza le emergenze mondiali, le questioni più attuali, con puntualità e scrupolosa cura, concedendo carta ai più eccellenti analisti e spazio a fenomeni come Syriza e Podemos; bene come mai questi cari intellettuali francesi (e non) non si sono mai, e dico mai, degnati di scrivere due righe su un movimento politico che alle elezioni politiche del 2013 prendeva il 26% sfiorando un premio di maggioranza che l’avrebbe portata al governo di un paese confinante, nonchè repubblica occidentale da sempre al centro del dibattito politico europeo?