Mi dispiace dirlo ma Marino…

Ignazio Marino e la sua personale ricetta per diventare un buon politico.

Dunque per prima cosa partecipi ad un congresso del tuo partito con un eccellente mozione, incoraggiata e supportata dalla meglio gioventù e dalle menti più laiche e indipendenti del partito. Arrivi terzo con il 15%. Creando in tal modo un tuo profilo politico onesto e apparentemente autonomo aspetti che questo venga speso in una situazione difficile per il partito. Arriva puntuale la chiamata del boss della nomenklatura illuminato (Goffredo Bettini).

Con l’appoggio politico di un “forte”, con la collaborazione logistica di un “medio forte” (Zingaretti) e con la complicità di tutta la stampa nazionale e locale stravinci (?) le tue elezioni amministrative. Diventi  governatore di una regione o magari sindaco di una grande città, magari proprio della capitale con ben il 64% del 45% degli aventi diritto di voto in quell’area elettorale (un quarto circa dei cittadini). Nessuno dice niente e formi una giunta che incontri il favore di tutta la nomenklatura e che soprattutto si adoperi affinchè tutti gli interessi in gioco non vengano annullati, tutela di interessi che normalmente conducono a privatizzazioni scellerate, dismissioni patrimoniali a sottocosto, paralisi nei cantieri di opere pubbliche con il fine di alimentare un sistema di corruzione che trovi e non vuoi o non devi minacciare.

Per fare tutto questo e nel contempo  far si che i giornali parlino di tutt’altro ti inventi un’operazione sensazionale che suoni come positiva per le anime belle della sinistra italiana, e sia fattibile, realizzabile in tempi brevi. Quindi si concorda con ufficio stampa, marketing e comunicazione una strategia di tipo commerciale. Bisogna vendere il prodotto “sindaco progressista 2.0” sei laico ma amico della chiesa, incontri il favore dei salotti radical-chic ma allo stesso tempo sei vicino alle mille problematiche del difficile contesto territoriale e sociale a te affidato.  Ora che sei “venduto” o se preferisci “comprato” entra in azione la tua capacità nello spostare l’attenzione sul tuo lato migliore o comunque lontano dal peggiore.

Cosa fai inizi la tua attività affrontando subito seriamente i veri problemi dei cittadini con il rischio che nella condizione in cui operi (sei circondato giorno e notte da costruttori, mediatori, finanziatori ambigui ecc…) dopo due anni non hai combinato un bel nulla? Eh no, inizi subito con quell’operazione di cui dicevamo qui sopra. Che ne pensi di una bella pedonalizzazione dei fori imperiali? Fai felici i perbenisti di sinistra, richiami i valori dei veri illuminati della cultura ambientalista (magari travisando il buon Cederna), realizzi il tuo proposito con certezza e in poco tempo, ne parleranno tutti compresa la stampa internazionale poiché il Colosseo è noto in tutto il mondo e il tutto a costa quasi zero, se non in termini di disperazione sociale visto che te ne sei fregato degli effetti collaterali scatenati da un assenza di un piano parcheggi a latere, di verificare la correttezza dell’impianto viario che ne consegue (ad agosto potrà anche funzionare a settembre ne riparliamo). Poi alle prime critiche affermerai che sono le solite caste di commercianti che difendono loro privilegi e benefici e che per migliorare bisogna tutti fare qualche piccola rinuncia.

Ignazio Marino la sua rinuncia a essere un autentico sindaco progressista ha iniziato a farla. Un sindaco progressista è colui che sin dal primo giorno di mandato fa capire con chiarezza di intenti e di operato  che vuole essere dalla parte esclusiva (tutto non si può avere) di chi di progresso ne ha bisogno come l’aria che respira. Chi vuole far progredire la propria condizione di vita ha bisogno di ben altro caro Sindaco non vuole conservare il tipo di gestione dei propri interessi così come è stata condotta in passato e non vuole nemmeno sentirsi raggirato da campagne di distrazione di massa che lo obblighino a rimanere imbottigliato nel  trafficaccio brutto di via Merulana.

Come vedete il PD continua, nonostante tutto quello che ha combinato e al contrario di quello che si pensa ad essere un partito vivo che rende moribonda, nostro malgrado, la società. L’alternativa è anche peggio.

Cosa facciamo partecipiamo al solito teatrino che genera l’ennesima alternativa a sinistra giusto per raccogliere un po di scontenti e calmare alcune coscienze oppure ribaltiamo il tutt’altro che morto partito democratico?

Ci vediamo al congresso, anche con lei caro sindaco Marino.

IL V(u)OTO ROMANO

Rutelli nel 2008 arrivò al ballottaggio con il 45% e poi andò a finire come sappiamo. Ergo rivedere il rapporto con gli scontenti, mostrare un centrosinistra rinnovato.

Come farlo? Allacciare un dialogo con Sandro Medici e M5s ossia quello che, da tempo, con Pippo Civati cerchiamo di fare, al contrario di chi continuamente copre di ridicolo quelle forze politiche, anche con eccessiva ostilità. Pertanto abbandonare i saggi insegnamenti dei soliti guru dell’informazione “progressista”. Abbandonare personaggi che ruotano attorno al PD romano da sempre, mettere all’angolo chi sappiamo e nel contempo incontrare i movimenti autenticamente riformatori in luogo dei soliti salotti. Per farlo è urgente un riposizionamento che coinvolga  la scelta di nuovi interessi da tutelare, di rinnovate modalità di gestione rispetto al passato. E’ un’ impresa, soprattutto se si pensa a quanto forti siano certi meccanismi clientelari nella grassa Roma democristiana. Soprattutto se pensiamo a quanti, nel centrosinistra romano, si stanno sfregando le mani immaginando alle possibilità che si aprono in un’alleanza con il centro di Marchini. I complimenti, i messaggi d’amore e lusinghe al costruttore romano, che Marino si è affrettato a fare, già in queste ore, fanno intendere verso quali lidi si direziona la trasandata corazzata piddina.  Esiste un’alternativa a tutto questo? Certo, riconquistare la fiducia di chi non vota più. In bocca al lupo a tutti.

Infine chapeau all’asse PD-PDL che è riuscito perfettamente a depotenziare il M5s, lavorando ai fianchi quella grande parte del suo elettorato che non votava per il movimento ma contro i partiti tradizionali. All’asse dell’inciucio non serviva quel voto arrabbiato (consapevole dell’impossibilità di conquistarlo) ma serviva tenerlo fuori dai giochi e il lavoro fin qui svolto, in questi mesi di battage anti-grillino, ha portato i suoi frutti. Oggi metà di quell’elettorato pensa: “anche questi qua di Grillo non combinano niente di buono, passano il tempo a parlare di ricevute e scontrini”.  Pensiero indotto abilmente, ma non corrispondente alla realtà dei fatti com’è dimostrabile dall’azione che inizia ad esercitare in chiave oppositiva il M5s in parlamento. Quella dei grillini non sarà certamente una rivoluzione, ma la controffensiva restauratrice e conservativa è sicuramente l’operazione reazionaria che all’establishment serviva mettere in atto.

Mi preme sottolineare che il risultato elettorale che va delineandosi potrebbe sottrarre energie a quell’azione riformatrice che a sinistra si sta tentando in cuore al PD. Partito che si dirige pigramente verso una sempre più improbabile resa dei conti congressuale. Se in quella sede non si ribalterà il tavolo dei contenuti sbagliati, avverrà in altrove una rifondazione autentica della sinistra italiana. Se non fosse abbastanza chiaro oggi Pippo Civati parla esplicitamente di area Rodotà,  ”…ovvero quel movimento di opinione che si colloca tra gli elettori ai margini del Pd e e del M5S (arrivando a rappresentarne molti, di entrambe le formazioni), che coinvolge Sel e che è popolarissimo tra i movimenti che attraversano la società”. A buoni intenditori poche parole.

P.S. A Roma è andato al voto il 54,28 degli aventi diritto. Tradotto: chi non vota m5s non vota altro. Traducendo ulteriormente il 45% dei romani non ha rappresentanza politica. Ok adesso possiamo riprendere a giuggiolarci con la ritrovata e restaurata DC romana.

E’ presto, ma stiamo facendo tardi

E’ presto per commentare dati ufficiali che ancora non ci sono. Registro un dato: a Roma è andato al voto il 54,28 degli aventi diritto. Tradotto chi non vota M5S non vota altro. Traducendo ulteriormente il 45% dei romani non ha rappresentanza politica.  Nel frattempo l’onorevole Francesco Boccia (PD)  si giuggiola su raitre. Il potere non si autoprocessa, semmai se costretto ad autoaccusarsi, si autoassolverà. La reale messa in discussione di esso può provenire solo attraverso “forti sollecitazioni” esterne. Dopo l’operazione “rivela-inciucio”, grande come una casa, a Roma si registra un 70% (ricordo però con un’affluenza al 54%) schierato con PD-PDL. Questo dato conferma quello che tempo fa mi trovai a dire, siamo una città che morirà democristiana. Detto questo bisogna scegliere, siamo con Moro-Zaccagnini o con Andreotti-Fanafani? Ok adesso Boccia può continuare a giuggiolarsi con il restauro della sua DC.

Per quanto riguarda l’ex senatore Marino (dimissionario prima del voto amministrativo) sulla sua persona e sul valore politico della sua candidatura potremmo spendereanche parole significative ma non adesso, non prima di aver placato la rabbia per l’ennesima occasione, di smuovere il centrosinistra, perduta.

il PD romano verso un disastro?

E chi se ne frega potrebbero obiettare molti di voi. Certo, d’accordo, ma converrete con me che non è divenuto illecito occuparsi delle sorti di quella che una volta fu la maggiore forza politica di sinistra nell’Europa occidentale.  Se non altro per rispetto al ricordo  di un tale  di nome Enrico Berlinguer. A Roma la vedo dura, bisognava ribaltare la percezione che di Marino hanno i romani oggi. Marino stesso, per primo avrebbe dovuto identificarsi in una mozione del PD più autonoma rispetto all’attuale gruppo dirigente. Epifani sarà presente ma non salirà sul palco, cosa significa? Ma perché ci va? Oggi fa freddo perché non rimane davanti al “caminetto” Boh! La solita ambiguità, La solita opportunità politica che non si sa cogliere e intanto Marchini apre ai 5 stelle dichiarando che se vincerà il suo vicesindaco sarà il candidato grillino. Nello scacchiere capitolino altri giocano mosse imprevedibili, noi avanziamo con i pedoni in ordine sparso con la solita “sapiente regia” dei onnipresenti re,regine e torri. E’ un attimo finire sottoscacco.

Caro Marino, a Roma si gioca a scacchi.

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Oggi mi permetto di occupare questo spazio e la vostra pregevole attenzione per rivolgermi al PD ma soprattutto ai quei miei concittadini che nelle prossime settimane (a partire da domenica) vedranno ridefinita l’amministrazione comunale.  A mio modo di vedere le cose, il nodo da sciogliere è la posizione che Ignazio Marino occupa dentro il PD, urge un riposizionamento celere, un colpo di reni salvifico. O il candidato in esame riesce a darsi una connotazione più indipendente (e magari più di sinistra) – sdoganandosi come anima autonoma da un PD i cui vertici ormai ben conosciamo e mal digeriamo – oppure saranno dolori.

E’ arrivato quel momento (a un centimetro dalle votazioni) in cui i dissidenti, i no pasaran del PD devono scendere al fianco del senatore  generosamente e con ampio clamore, sto pensando ai Civati, Puppato, Emiliano, Tocci, Casson ecc… Marino pertanto è chiamato ad attuare qualsiasi operazione al fine di attrarne l’interesse e il sostegno.

Altrimenti qui si rischia che tutti i delusi confluiscano nelle liste alternative al PD-SEL, prima fra tutte quella dell’ottimo Sandro Medici. Di per sé la cosa non sembrerebbe poi così male ma se ci fermassimo a ragionare coglieremmo i gravi rischi e le insidie che si celano dietro il compiersi di un tale scenario. I delusi sono talmente delusi che, ancora oggi,  non manifestano con chiarezza le loro intenzioni (comprensibile). Potremmo dividerli in 3 categorie.Quelli che voteranno M5s spinti dalla rabbia nuda e cruda, quelli che voteranno Medici per ritrovare il sapore di un voto a sinistra vero e proprio, infine quelli che non voteranno affatto.

Sandro Medici punta a far pesare il proprio sostegno al ballottaggio e a piazzare un buon numero di consiglieri per incidere meglio nella futura politica capitolina. Per raggiungere questo obiettivo punta a recuperare molti di quei delusi PD ma credo che riuscirà ad intercettarne solo una piccolissima parte, proveniente in gran parte dalla componente SEL. Il quadro terrificante che si prospetta è che Medici può pestare facilmente i piedi di un Marino inteso troppo come uomo del PD (PD di D’Alema & Co. per intenderci). Ma la conseguenza non sarà di certo quella che porterà Medici al ballottaggio, ne tanto meno un Marino all’ultimo round,  magari debolmente bisognoso del sostegno della sinistra più radical. Qualora il riposizionamento di Marino non dovesse verificarsi rischiamo seriamente di ritrovarci al ballottaggio De Vito (M5s) Alemanno (PdL). A quel punto auguri a tutti e che non vinca il peggiore.

Precisazione dovuta: questo non vuol essere un appello a non votare Sandro Medici (il cui apporto in campidoglio ritengo fondamentale) ma bensì un richiamo al candidato PD a ridisegnarsi come esponente dissidente, prendendo le distanze da certi apparati per ricollocarsi un po più a sinistra in modo tale da bloccare l’emorragia verso il non voto e il M5s.  Una giunta capitolina PD-SEL (e qui scegliamoci anche le persone giuste, uno su tutti Gianluca Peciola) con il pungolo positivo del M5s e soprattutto di un nutrito manipolo di “Mediciani”  ci porterebbe anni luce di distanza da quel degrado morale e urbano che con Alemanno abbiamo conosciuto.

Concludo spiegando perché in tutto questo articolo non parlo di programmi. A tre soli giorni dal voto do per scontato che tutti siano in possesso della conoscenza di questi. Soprattutto però ci terrei a sottolineare un aspetto che ai più spesso sfugge. Con questa storia dei programmi che condizionerebbero il voto sono anni che votiamo le più belle parole e assistiamo ai peggiori fatti. Accanto ad un attento esami dei vari programmi auspicherei una riproposizione dei ruoli, delle persone, delle loro storie e culture. Una volta si votata il Peciola di turno perché si conosceva chi era, da dove veniva e che cosa aveva fatto, Oggi si vota il Marchini di turno perché è bello, fotogenico, elegante e dice “un sacco di cose belle”. Ricordate tutto iniziò con quel “beh se ha fatto così tanto bene per se stesso sarà in grado di fare altrettanto bene per noi“. Era il 1994 e quello scendeva in campo.